Il topo di città e il topo di campagna

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È meglio vivere felici e sereni che essendo ricchi, ma temendo per il futuro. Quando il topolino di campagna va a trovare il cugino di città, nonostante tutta l’abbondanza, si ritrova a temere per la propria vita.
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Il topo di città e il topo di campagna
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C'era una volta un topolino. Aveva sempre vissuto in campagna e non poteva immaginare di trasferirsi altrove. Per lui era il posto più bello di tutto il mondo. Come si poteva vivere altrove? Scavare nella terra e correre nei vasti campi di grano erano le sue attività preferite. Era così veloce che poteva attraversare il campo in un batter d'occhio. Conosceva ogni curva e probabilmente sarebbe riuscito a percorrere l'intero sentiero a occhi chiusi senza cadere.

Ora, questo topo di campagna aveva un cugino molto caro che viveva in un città vicina e un giorno lo invitò a prendere una tazza di tè da lui e a fare una passeggiata nei campi. Il cugino non lo fece aspettare, preparò le valigie e partì subito per la campagna.

Il topo di campagna amava molto il cugino di città, così preparò un meraviglioso spuntino di benvenuto con tante cose deliziose. Preparò il tè e mise a disposizione quel che aveva di migliore: le sue radici, i suoi fagioli e il suo pane. Non era un pasto di lusso, ma l'aveva preparato con amore, ed era tutto così abbondante che il cugino avrebbe potuto mangiare a volontà.

Il giorno dopo, il topo di città arrivò nell'umile casa del topo di campagna. I due topi non si vedevano da secoli e squittirono di gioia quando si abbracciarono.

“Entra, caro cugino! Mangia qualcosa, riposati e fai come se fossi a casa tua”, disse il topo di campagna, accompagnando il cugino verso il cibo che aveva preparato con tanta cura.

Ma quando il topo di città vide il semplice cibo di campagna, storse il naso.

“Oh, cugino, come puoi servire a chicchessia un cibo così disgustoso? Avrei dovuto sapere che non potevo aspettarmi niente di meglio in una topaia come questa". Il topo snob si guardò intorno disgustato. “Sai che ti dico? Perché non vieni tu a casa mia in città? Ti mostrerò com'è la vita vera e cos’è del cibo come si deve. Imparerai cosa significa avere classe. Rimani per un'intera settimana, se vuoi! Ti innamorerai della città appena la vedrai e non vorrai più tornare in questa landa desolata”.

Il topolino di campagna era molto turbato, alla fine accettò di andare in città, ma solo per dimostrare come la sua campagna, tanto amata, fosse molto meglio. Così impacchettò le sue cose e i due partirono insieme verso la grande città. Arrivarono di sera tardi.

Il topolino di campagna, che aveva trascorso tutta la sua vita nei campi, non sapeva da che parte cominciare a guardare. Lo circondavano cose incredibili. Non riusciva a capacitarsene: era tutto completamente nuovo.

“Che viaggio lungo e faticoso!”, si lamentò il topo di città. “Andiamo a mangiare un boccone, sto morendo di fame!”. Condusse il cugino di campagna in un'enorme sala da pranzo in fondo a una casa lussuosa, piena di cibi che il topo di campagna non aveva mai nemmeno sognato. C'erano budini, torte e pane fresco e croccante. Ovunque c'erano topi che banchettavano allegramente, riempiendosi la pancia di tutte quelle prelibatezze. I cugini si unirono a loro, ma all'improvviso sentirono un rumore terribile: un ringhio furioso e un abbaiare rabbioso.

“Che diavolo è?”, chiese il topo di campagna spaventato.

“Oh, sono solo i cani che vivono in questa casa”, rispose con calma il topo di città.

“C-cosa? Solo i cani?”, balbettò il topo di campagna. “Come sarebbe a dire solo i cani? Sembrano enormi! Come si fa a cenare comodamente ascoltando quel suono orrendo? Non mi piace neanche un po' e, se devo essere sincero, sono molto spaventato”.

Non appena ebbe finito di parlare, la porta della sala da pranzo si spalancò con un forte botto e due giganteschi segugi bavosi fecero irruzione nella stanza.

“Oh, oh. Presto, dobbiamo uscire! Mettiti in salvo!”, squittì il topo di città.

I cugini presero a seguire gli altri topi. Si infilarono in un minuscolo buco nell'angolo del muro. Stretti come sardine, aspettarono. Il topolino di campagna era così spaventato che non riusciva a muovere la coda e si sentiva il cuore in gola per quanto batteva forte.

Rimasero nascosti a lungo e, quando finalmente i cani se ne andarono, il topo di campagna guardò il topo di città e gli disse: “Caro cugino, domattina faccio i bagagli e me ne torno a casa, in campagna”.

“Cosa? Mi lasci così presto? Non ti ho ancora mostrato la città! Hai davvero intenzione di tornare in quella minuscola casa e a quel vecchio cibo secco?”. Il topo di città era stupefatto.

“Oh, sì. Questo posto è spaventoso e troppo pericoloso. Ti voglio bene, ma preferisco passare le mie giornate nei campi, sgranocchiando in sicurezza fagioli e pane, piuttosto che mangiare questo cibo sofisticato temendo per la mia vita!”.

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